Siamo sicuri che la sintesi sia sempre e costantemente una positività ? Siamo sicuri che non sia una modalità per meglio “non informare” o addirittura per meglio “non formare” ? Una riflessione per alzare la soglia di attenzione anche nel franchising è opportuna, anzi, dovuta.

Sull’arte della sintesi esistono moltissimi libri e altri prodotti di carattere formativo e informativo, così come godono di particolare apprezzamento di pubblico i corsi, i seminari, ecc. sull’argomento. Tra i libri presenti sul mercato, uno riporta: “Chi fa guadagnare tempo ai propri interlocutori ha più probabilità di persuaderli“.
Con questa sintesi potrei chiudere qua in quanto mi sembra molto chiaro quale sia l’obiettivo finale di una sintesi: “la persuasione“.
La tecnica di comunicazione di questa frase è ben chiara: si “dona” al lettore una positività (far guadagnare tempo agli altri) convincendolo così che la sintesi sia effettivamente positiva in quanto sicuramente incontrerà il favore dell’interlocutore e ci porterà maggiori risultati (ancora oggi non riesco a capire con il livello di istruzione di cui siamo tutti dotati, non si riescano a comprendere tali “trucchetti”).
Vi è poi un “grande inganno” che si verifica quando si cerca di combinare i termini “sintesi” e “semplificazione”. Ovviamente non è mio scopo “semplificare” importantissimi concetti e metodologie di comunicazione e confondere tra i due eccessi opposti. E’ noto, infatti, che alcuni imbonitori non adottano certo tecniche di sintesi per il convincimento dell’interlocutore, anzi, le parole spese sono molte e ben articolate e strutturate, ma è proprio per l’importanza delle tecniche di comunicazione che occorre fare questa riflessione e ciò anche nel franchising.
Questo non è un intervento prettamente tecnico, ma possiamo considerarlo “riflessivo” e proiettarlo mentalmente nelle varie situazioni nelle quali qualsiasi operatore del settore o altra categoria di lettore possa trovarsi.

D’obbligo effettuare questa riflessione citando David D.Seltz che, nel 1982, ha stabilito alcune “regole” fondamentali nel settore del franchising e che dovrebbero essere riferimento obbligato per costruire una rete e definire con successo un modello di franchising:

…un’azienda può trarre considerevoli benefici dal fare franchising distributivo solo se il suo sistema di affiliazione commerciale è pianificato e strutturato appropriatamente. Viceversa, un sistema di affiliazione commerciale non adeguatamente pianificato, ovvero strutturato in modo non appropriato, può condurre a un vero e proprio disastro economico-finanziario. Il problema fondamentale di molti di coloro che vogliono fare del franchising nasce dalla loro tendenza a ipersemplificare e a fare le cose affrettatamente, convinti che i singoli ‘pezzi’ del sistema si possano aggiungere man mano che esso si sviluppa. molti casi adottano quindi un approccio elementare e semplicistico, “tirando a indovinare” quelli che sono gli elementi fondamentali del sistema, che invece devono emergere da un’analisi critica fatta con estrema professionalità“.

Permettetemi ancora una citazione da orgoglio nazionele riportando quanto sostenuto dall’illustre giornalista Sergio Zavoli:

Troppo spesso ai giovani giornalisti viene insegnata la regola del ‘tanto più sarai bravo, quanto più sarai breve’. È una piccola infamia. Ma dov’è finito l’interesse per l’approfondimento? Come si fa ad alzare la qualità dell’informazione? Non c’è più interesse ad approfondire nulla, e c’è un concreto sentore del fatto che esista, nell’aria, un qualcosa che non corrisponde ad una vera democrazia. Oggi i giornalisti dovrebbero approfondire e risolvere questioni etiche e morali, mentre sembra proprio che oggi nulla debba avere la qualità per durare nel tempo”.

Due citazioni da due mondi che devono, hanno l’obbligo, è loro chiesto e imposto di comunicare: l’impresa e il giornalismo. Due citazioni che non hanno bisogno di spiegazioni.
Ovviamente a queste tesi sarebbe necessario opporre quelle dei fautori e degli amanti della sintesi, ma lasciamo che si “difendano” da soli, ma una citazione è d’obbligo. Michelangelo diceva: “La semplicità dovrebbe essere così diffusa da apparire noiosa e scontata. Come è potuto succedere che sia divenuta rara e ricercata!?“.

Una interessante definizione di sintesi rintracciata sul web e contenuta in un articolo dedicato ai consigli a studenti su modalità di studio riporta: “La sintesi quindi, è un testo elaborato essenzialmente per se stessi che mette in primo piano gli argomenti principali o che si ritengono essenziali dal proprio punto di vista. Spesso però vi sono riportate (sui libri ad esempio) sintesi eseguite da altre persone e spesso succede che la sintesi viene rielaborata per un ulteriore sintesi che usa i vocaboli a noi più semplici, più comuni e che utilizziamo di più. Quindi la sintesi è un elemento che ci consente di semplificare il nostro studio ma che è prettamente per scopo personale“. Una illustrazione assolutamente condividibile, da mio punto di vista.

E il franchising ? Il franchising non può essere e non è esente da tali situazioni, anzi. Come moltissimi altri settori, anche nel franchising si trovano concetti e “inni” alla sintesi, mascherati da elogi alla semplificazione. La tecnica comunicativa è la stessa: si “dona” al destinatario del messaggio una positività (“in nome della semplificazione”, che esprime pensieri positivi) convincendolo così che con la sintesi/semplificazione sarà possibile creare e offrire una franchise di sicuro gradimento del destinatario che apprezzerà maggiormente un rapporto “semplice”.

Nel franchising sintesi e semplificazione sono un ossimoro.

Nel franchising abbiamo diverse “richieste” di sintesi, nel nome della semplificazione o nel nome delle “esigenze di mercato”. Il blog contiene molti interventi dove sono poste in rilievo tali situazioni e invito vivamente alla lettura degli stessi. Ad esempio, nel franchising abbiamo (cito solo i più eclatanti):

  • brochure pubblicitarie che ritengono di sostituire con la sintesi le informazioni precontrattuali previste dalla legge;
  • contratti “semplici” e “sintetici”, di poche pagine perchè (tesi incosciente) “il rapporto deve essere tra gentlemen”;
  • una sperimentazione per la quale si ritiene che un anno solare (sintesi temporale) sia sufficiente a poter sostenere che la sperimentazione sia riuscita e si possa vendere a terzi una bella franchise con tanto di salato diritto di entrata;
  • la “necessità di andare in fiera velocemente”, in poco tempo, alla prossima in programma, “sintetizzando o semplificando al massimo la costruzione della franchise” (sintesi temporale in abbinamento alla sintesi sostanziale);
  • corsi di formazione di poche giornate (quando previsti);
  • manuali di istruzioni, invece di manuali operativi.

Potrei continuare, ma credo sia sufficiente per capire e riflettere. Fatto è che, contrariamente alle situazioni descritte, le più importanti e serie reti di franchising non sono assolutamente “sintetiche” e non “sintetizzano” certo la propria franchise, il rapporto con i propri franchisee, l’illustrazione delle caratteristiche del rapporto e le informazioni precontrattuali, ecc.: David D.Seltz insegna, la legge impone (soprattutto le leggi di altri paesi), chi ha veramente qualcosa da rimetterci si cautela, chi è serio è serio sempre e il resto è … “fuffa”.

Credo che l’ esigenza di analizzare, di sapere e conoscere i dettagli, di non dare mai nulla per scontato, denoti una grande acutezza interiore e un forte stimolo all’apertura mentale, oltre che alla crescita per mezzo della conoscenza. Pensiamo poi alle differenze tra “approfondire” e “superficializzare”, tra la vicinanza, invece, dei concetti che esprimono le parole “semplice” e “umile” che possono stare benissimo assieme al concetto espresso dal termine “professionale”; pensiamo a come sia assolutamente possibile una lettura di un testo semplice e facilmente comprensibile riportato in un grande volume di molte pagine.
Come per tutto, occorre un sano e giusto equilibrio, ma soprattutto, occorre aver ben chiaro che semplificare non significa ridurre ai minimi termini o attuare progetti minimalistici in contesti in cui il dettaglio è il cuore del progetto; occorre aver ben chiaro che sintetizzare significa ridurre il numero di informazioni contenuto in un qualcosa (un libro, un manuale, ecc.) che non è o può essere ben dettagliato in quanto questo è lo scopo principale. Niente può essere fatto nella logica del “ad ogni costo”, neanche sintetizzare o semplificare, in alcuni casi potrebbe essere dannoso.

Chissà un giorno si leggerà (spero di no) in brochure o in qualche contratto frasi tipo SMS dove “quanto” diventa “qnt”, “grazie” diventa “grz”, “prego” è “prg”, “per” diventa semplicemente “x”, la congiunzione “però” diviene “xò” e l’avverbio “perché” viene solitamente reso con “xke”.

Sulla base di quanto sopra, andiamo sinteticamente alle conclusioni. Avevo preannunciato che questo era un intervento “riflessivo” e allora buona riflessione a tutti, ma non fatevi persuadere, siate sempre “profondamente” convinti con opportuni “approfondimenti”. Nel frattempo, “si va avanti”.

Fine

commenti
  1. […] Effettiva possibilità di “replica”: è il punto cruciale del franchising. Comprendere se la propria attività può essere “copiata e replicata” con successo in altre zone geografiche, ma, “protetta” dalle imitazioni. Diversi imprenditori pensano che sia facile ri-produrre quello che hanno fatto. Ma il successo di un’impresa può essere il risultato di fattori non quantificabili. Per esempio, la bravura del potenziale franchisor o dei suoi collaboratori anziché la reale bontà del business…e poi…la fretta, cattiva consigliera da sempre, pozione magica da sempre ricercata e causa di tanti “mali”. Approfondimento. […]

  2. […] All’interno degli articoli sono presenti ulteriori link ad altri articoli correlati:– #sintesi (ng), #sintetici (ng), #sinteticanti (ng) e…#franchising– Un sogno di mezza “impresa” (anche se in franchising)– “Presto e bene non stanno […]

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