SONO STATO PRESENTATO COSI’ (ma non mi sento così): “…uno dei massimi esperti italiani in tema di contratti etici per i franchising (e legali), che con i suoi articoli ha spesso messo in luce molte delle ombre del settore. Il suo è un punto di vista oggettivo e duro, ma è proprio la sua capacità di farci riflettere che dovrebbe dargli ancora più valore“.

RINGRAZIO Silvia Signoretti, consulente di marketing strategico specializzata nelle strategie per franchising, reti di negozi, multishop o multistore, catene, network, per aver chiesto la mia opinione sul “come guardare e valutare il franchising nel 2018, con quali prospettive, in quali scenari, verso quali sfide”. La ringrazio per avermi presentato con la frase in apertura, un attribuzione di meriti che non mi sento addosso semplicemente perchè ritengo che “provare a fare bene il proprio lavoro non generi persone esperte, ma solamente persone che provano a far bene il proprio lavoro” (e, spesso, non ci si rieasce neanche). Ho accolto volentieri la richiesta di esprimermi e ho espresso la mia idea che, ovviamente, non è che solo una parte dell’intero pensiero sul tema, anzi, sui tanti sottotemi che il principale si porta dietro.
Un articolo molto “articolato” (world game) e ben strutturato per un argomento molto vasto e, soprattutto, molto “opinabile”, anzi, direi fortemente soggetto ad essere analizzato, affrontato ed esposto sulla base di “scopi personali e altamente soggettivi” (con questo ho detto tutto).
Ovviamente, ospito l’articolo e ne consiglio la lettura (segue la mia dichiarazione).
“Franchising 2018: trend, prospettive, sfide per il nuovo anno” di Silvia Signoretti
“Occorrerebbe dividere il tema in due parti:
1. sfide di e sul mercato per ogni franchisor;
2. sfide per il franchising, come settore.
Se il n.1 non è tema di mia specifica competenza, per il n.2 occorre accettare e ben metabolizzare che non esiste una “sfida” o più “sfide” per il 2018. Il franchising non ha ancora affrontato, o meglio, quanto eventualmente e solo per ipotesi è stato fatto, è assolutamente inefficace. La reale sfida che doveva vincere, quella prettamente tecnico-legislativa non è vinta per niente, nonostante si voglia ancora negare questo aspetto. Ho da poco scritto sul mio blog “Il gattopardo in franchising”. Il senso è quello che riporto sinteticamente in quell’articolo.
Il franchising non ha mai trovato il modo di tenere lontani operatori poco professionali.
Non ha mai trovato il modo di non far partecipare a eventi pubblici per “vendersi” (perché questo è l’esatto termine tecnico, in Usa si dice “to buy a franchise” e in Francia “achat une franchise”).
Chi non ha una corretta impostazione del proprio sistema di franchising, che non ha sperimentato veramente la propria formula commerciale (come dice la normativa), che non significa “un punto pilota” o “per un anno” continua a esprimersi con obrobri economici: sono eresie aziendali, sono giustificazioni e motivazioni addotte semplicemente per creare “movimento” di indici di natalità e di mortalità. Tanti altri sono gli aspetti che ancora hanno grandi criticità e non hanno importanza i dati di “tenuta” del settore nel periodo di crisi, anche perché la lettura e l’interpretazione di tali dati può essere alquanto soggettiva, nonostante il palese negazionismo che ci arriva con tutta serenità. Forse la migliore conclusione è che al franchising non piace sentirsi dire tutti i tanti difetti che ancora sono stati lasciati addosso al settore e che qualcuno tende a nascondere sotto il tappeto e non sarà certo il 2018 a risolvere il tutto.
Ci sarebbe anche un altro tema interessante: è che in troppi “non tecnici”, soggetti in totale assenza di “visione di un insieme d’azienda”, pensano di essere esperti, interpretare la norma (a pro o a favore), dare indicazioni su come costruire una rete, ecc.
Ho recentemente fatto un arbitrato (io ero arbitro del franchisee) e il franchisor (che oggi ha una istanza di fallimento proprio dal franchisee che ha vinto l’arbitrato) ha serenamente dichiarato “io mi sono affidato a delle professionalità, come il mio commercialista, come uno dei più bravi avvocati, cosa avrei dovuto fare se nessuno mi ha detto niente?”. Stessa cosa vale per sviluppatore, responsabili di marketing, editori, franchisor mancati che, siccome sono stati molto “bravi”, allora pensano di dare consigli ad altri e fare i consulenti al franchising…”
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