– § – DOMINO’S PIZZA ITALIA: E’ FALLIMENTO. CHIUSI TUTTI I PUNTI VENDITA. OLTRE LA NOTIZIA – § –
Fallita ePizza Spa, il master franchisee per l’Italia del marchio internazionale “Domino’s Pizza”, nota rete di pizzerie statunitense
La notizia inizia a diffondersi e sono molte le testate che la stanno divulgando. La procedura di fallimento in corso presso il Tribunale di Milano sembra mettere la parola fine alla breve ma intensa storia di uno dei più famosi marchi di “pizzerie” dalle origini statunitensi. Una notizia inaspettata? Forse no, ma certamente da comprendere meglio rispetto ad una frettolosa analisi

La notizia
Ieri, 5 agosto 2022, risulterebbe che il Tribunale di Milano abbia confermato l’attivazione di misure cautelari per lo sgombero dei locali. E’ l’evoluzione di quanto avviato con:
- istanza presentata il 22.03.2022 di nomina di un esperto per la composizione negoziata per la soluzione della crisi di impresa (artt.2 e 3, DL 118/2021), con contestuale dichiarazione di volersi avvalere della richiesta di applicazione delle misure protettive di cui all’art.7, c.1, DL 118/2021;
- l’accettazione, in data 01.04.2022, dalla CCIAA della nomina dell’esperto;
- istanza presentata al Tribunale il 01.04.2022 nella quale la società istruiva una richiesta di “misure protettive ex art.7, comma 1, DL 118/2021” proponendo una riorganizzazione dei punti vendita e della struttura organizzativa al fine di ridurre costi e far crescere la liquidità;
- la fissazione, in data 08.04.2022, dell’udienza di comparizione, stabilita per il 06.05.2022, dei ricorrenti, dell’esperto e dei creditori.
Domino’s Pizza, rete di pizzerie (anche in franchising) nata negli Anni ’60, era giunta in Italia nel 2015 con un rapporto di master franchising con ePizza Spa, nata come…“start up innovativa” (!!!???)…, con l’obiettivo di “portare in Italia la più grande catena di pizzerie al mondo, lanciando un modello di business moderno, molto orientato all’utilizzo degli strumenti digitali e pensato per proporre qualità e servizio al fine di colmare, in particolare, il gap che caratterizza il segmento del delivery a domicilio” (fonte: www.foodserviceweb.it) e:
- il 5 ottobre 2015 aveva aperto il primo locale;
- nel 2017 aveva aperto 10 punti vendita a gestione diretta con investimenti oscillanti tra i 270mila e i 350mila euro per ogni punto vendita;
- tra fine 2018 e il primo semestre 2019 furono aperti altri locali con analoghi investimenti e sempre a gestione diretta;
- dall’anno 2019 fu predisposta l’offerta a terzi con aperture in franchising;
- a inizio 2020 la rete era composta da 29 punti vendita dei quali, 23 gestiti direttamente dal ePizza Spa e 6 in sub-franchising;
- nel 2022 la rete era composta da 27 punti vendita dei quali 11 gestiti direttamente da ePizza Spa, 3 concessi in affitto di azienda e 13 in sub-franchising;
- dal 20.07.2022 tutti i punti vendita hanno cessato la loro attività.
ATTENZIONE – Non è dato sapere dai documenti come sia avvenuto questo “passaggio” di numeri di locali gestiti in diretta o tramite terzi nella fascia temporale 2020-2022 e se:
- siano intervenute (e quante e perchè) chiusure di punti vendita;
- siano state fatte nuove aperture di nuovi locali con concessioni in franchising in un periodo di (nota o ignota?) crisi (interna ed esterna), dato che dal 2020 è scoppiata una pandemia mondiale;
- siano stati trasferiti locali precedentemente gestiti direttamente da ePizza Spa e assegnati a terzi;
- in questa ultima ipotesi, si trattasse di locali in utile o in perdita;
- ecc.
Le possibili cause
In termini più specifici, i documenti ufficiali attualmente disponibili evidenziano come Domino’s Pizza Italia sia arrivata alla chiusura principalmente a causa della pandemia da Covid-1 che ha determinato una contrazione del fatturato, con conseguente esposizione finanziaria, e l’arrivo sul mercato di riferimento di una concorrenza diversamente strutturata e risultata maggiormente efficace.
Domino’s Pizza aveva l’obiettivo di fornire una valida alternativa all’assenza di un servizio: ricevere a casa una pizza ancora calda. Infatti, i pony pizza noti sin dagli anni ’90 non erano e non sono mai riusciti a strutturarsi in tal senso e, negli anni, altri tentativi di creazione di reti erano naufragati. In tale contesto, inizialmente Domino’s era riuscita a ritagliarsi il proprio spazio e aveva ottenuto cenni di successo. Nel momento in cui la catena non è stato più stato l’unico fornitore di tale servizio presente sul mercato, le dinamiche sembrano essere cambiate. Con i primi confinamenti a casa, la consegna a domicilio di prodotti alimentari è diventata una vera e propria abitudine così che molte realtà, avvalendosi dei propri servizi di consegna a domicilio o di quelli forniti da società specializzate, hanno incrementato la concorrenza di operatività di ePizza il marchio ha cominciato ad essere in difficoltà non riuscendo a mantenere la posizione sul mercato. La sostanziale e determinante riduzione dei ricavi di ePizza Spa ha generato, appunto, una sofferenza finanziaria, di liquidità che ha influito sui costi gestionali comunque elevati.
Con una punta di cinismo, potremmo dire che, paradossalmente, il marchio Domino’s sia stato vittima del servizio dallo stesso perfezionato e che l’ha reso famoso in tutto il mondo.
In termini più generici, si sostiene che a determinare il fallimento di Domino’s Pizza Italia siano state proprio le peculiarità del mercato italiano, la struttura delle città, delle periferie, della presenza di negozi di prossimità, ecc.. Questo aspetto sarebbe alquanto grave perché significherebbe che lo sbarco di Domino’s Pizza non sia stato efficacemente valutato, nonostante l’ex CEO Alessandro Lazzaroni annunciasse 880 nuove aperture entro il 2030.
Oltre la notizia
Che nel 2022 si sia manifestata formalmente una procedura concorsuale, a questo punto è fuori dubbio.
Che uno stato di insolvenza necessiti di tempo per maturare e esprimersi formalmente è una circostanza assolutamente nota a tutti gli operatori. Nel caso specifico ha fatto maturare una platea di circa 600 creditori (da documenti ufficiali).
Che si tratti di una manifestazione di crisi iniziata in periodi precedenti, quindi, è una possibilità da non scartare assolutamente.
Infatti, da segnalare, ePizza Spa chiuse il 2019 con ricavi per 8,5 milioni, un ebitda negativo di 5 milioni e un debito finanziario netto di 2,2 milioni (fonte BeBeez).
Proprio per fronteggiare l’ipotesi di fallimento, ePizza Spa dichiara nei suoi documenti ufficiali che aveva già attuato una serie di procedure proprio dagli ultimi mesi del 2020, cioè in piena pandemia, con un mercato in grandissime difficoltà.
Ed è proprio in tale periodo che l’amministratore delegato Alessandro Lazzaroni lasciò la società, a fine 2020, dopo averla guidata per 5 anni. Ne dette annuncio (30.11.2020) il presidente Marcello Bottoli: “Domino’s in Italia è attualmente in un periodo di fortissimo sviluppo che prevede, fra le altre cose, il raddoppio dei punti vendita in Italia entro la fine del 2021, nonché una serie di iniziative di marketing importanti ed innovative. Tra queste, il recentissimo lancio delle “Ricette d’Autore”, pizze ideate dallo chef Marco Valletta con ingredienti IGP e DOP Made in Italy al 100%, oltre alla recente collaborazione per l’apertura di nuovi punti vendita di Domino’s Pizza nelle aree dei distributori IP in l’Italia. Tali progetti continueranno con la stessa intensità ed energia grazie alla professionalità del nostro formidabile management team e dei nostri franchisee, guidati dal Consiglio di amministrazione e dal futuro amministratore delegato”.
Quanto sopra è da integrare con altre due notizie.
La prima riguarda direttamente ePizza Spa. Infatti, nell’aprile 2021 www.bebeez.it pubblica la notizia che Domino’s Pizza Italia avesse quotato sul Third Market di Vienna un minibond da 3,5 milioni di euro.
“Nel dettaglio il minibond, che ha scadenza 6 aprile 2026 e paga una cedola del 7%, è stato emesso da ePizza spa, la società italiana che opera sul territorio dal 2015 nella produzione e distribuzione di pizze a domicilio con un contratto di master franchising con il gruppo statunitense Domino’s Pizza, fondato in Michigan nel 1960 e oggi prima catena di pizzerie al mondo con oltre 17.000 punti vendita in più di 90 paesi e un fatturato annuo 2019 a livello globale di 14,3 miliardi di dollari. Orrick ha assistito ePizza sul piano legale, mentre Epsion Capital ha svolto il ruolo di advisor finanziario”.
La seconda notizia riguarda la situazione generale del marchio e si riferisce alla notizia del 2019 (prima della pandemia) dalla quale veniva appreso che Domino’s Pizza aveva chiuso 115 locali in Svizzera e nei Paesi Scandinavi. Nello specifico in Islanda, Norvegia, Svezia e Svizzera (paese nel quale era presente dal 2012) in conseguenza di risultati economici non soddisfacenti in tali Paesi. A gestire le pizzerie in questi Paesi era la divisione britannica di Domino’s Pizza che controlla altri 1.172 negozi nel Regno Unito e in Irlanda, società che tra l’altro è anche co-proprietaria della filiale tedesca della catena.
Ai lettori le opportune conclusioni.