#Franchising & #Mafia (sesta parte) – Atti parlamentari (ancora) e fatti di cronaca (ancora)

Pubblicato: 22 novembre 2022 in Franchising e sistemi a rete
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– § – #FRANCHISING & #MAFIA (SESTA PARTE) – ATTI PARLAMENTARI (ANCORA) E FATTI DI CRONACA (ANCORA) – § –

Dai documenti in archivio della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari” ancora un indelebile accostamento del settore alla criminalità organizzata e ancora conferme da fatti di cronaca

E’ stata la triste scomparsa di un ex Ministro degli Interni, Roberto Maroni, a generare in me la volontà (ancora) di predisporre un altro approfondimento sul tema che dal 2015 ho riportato nel blog per ben 5 volte (nessuna testata del settore, e anche fuori dal settore, ha mai voluto pubblicare).

Infatti, è con una lunga sequenza di miei interventi, pubblicati tra il 2015 e il 2020, che ho affrontato il delicato tema “Franchising & Mafia”. Nessuno lo ha mai fatto nel settore e nel 2022, ritengo ancora opportuno aggiornare e integrare. 
Si tratta di interventi che io considero come un “assemblaggio”.
Sono “solo” una (non gradevole) fotografia di una situazione assolutamente pubblica e anche nota, ma silente.
Non sono certo frutto di personali ipotesi, idee, supposizioni, inchieste non documentate, ricerche sul campo mai fatte, ecc..
Una situazione che, semplicemente, “compongo”, come in un collage, raccogliendo, collegando e riportando notizie e atti ufficiali risalenti almeno da metà anno 2000 e concretizzate con dichiarazioni ufficiali (che potete leggere negli articoli precedenti) della Corte dei Conti (2010), dell’ex Ministro degli Interni Roberto Maroni (2011), dell’ex magistrato Piercamillo Davigo (2011), integrate da notizie di cronaca e, adesso, con un richiamo ad atti parlamentari.

Potete approfondire i precedenti interventi ai seguenti link:

Il presente aggiornamento richiama un fatto di cronaca, ma si basa, preliminarmente, su un importante atto parlamentare che giunge a tutti noi dal resoconto stenografico delle riunioni della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari” risalenti, in questo caso, agli anni dal 2008 al 2013 con la presidenza dell’On.le Giuseppe Pisanu.
Opportuno far presente che la “Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari”, anche straniere, è stata istituita con la Legge 4 agosto 2008, n.132 ed è composta da venticinque senatori e venticinque deputati. Qui, l’elenco dei compiti previsti dalla stessa legge.

Tornando ai documenti parlamentari, in uno dei resoconti stenografici della Commissione, ad esempio il n.92 relativo alla 94° seduta del 25 gennaio 2012, troviamo letteralmente riportato:

Altro settore privilegiato dall’organizzazione mafiosa è quello della grande distribuzione commerciale, ove la mafia privilegia le concessione in franchising.
La mafia – che ottiene facilmente le autorizzazioni commerciali e dispone anche di adeguati locali – è privilegiata dalle grandi catene di distribuzione, che sono ben felici di fare affari con i mafiosi.
Con i supermercati la mafia perpetua il potere sul territorio, in quanto realizza un alto rapporto tra impiego di capitale e numero di persone occupate, offrendo così la possibilità di lavorare non soltanto ai figli di mafiosi, ma anche a persone estranee all’organizzazione che vengono così gratificate e rimangono ad essa grate”.

Il fatto di cronaca (tra i vari disponibili) collegabile alle affermazioni riportate nel documento parlamentare è quello che viene riportato da Il Sole24Ore nel 18.02.2021 (“Mafia, sequestro da 150 milioni al re dei supermercati di Palermo – Carmelo Lucchese è proprietario della Gamac ed è ritenuto organico alla cosca di Bagheria. Sigilli a 13 negozi a marchio Conad e Todis”) e da Il Giornale di Sicilia, cronaca di Palermo, nel 19.05.2022 (“«Era appoggiato dalla mafia», passa allo stato l’impero da 150 milioni del re dei supermercati di Palermo”). Per tale caso, si chiarisce negli articoli, i supermercati sono stati ceduti a terzi da parte dell’amministratore giudiziario, con il permesso del tribunale, e pertanto oggetto della confisca è il ricavato di tale vendita.

Infine, degno di citazione in questo sesto intervento di “Franchising & Mafia”, è il contenuto riportato nel secondo fascicolo (pubblicato nel 2017) del rapporto “Gli investimenti delle mafie, uno studio sugli investimenti della criminalità organizzata nell’economia globalizzata, ideato e finanziato dal “Programma Operativo Nazionale Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013”, cofinanziato dall’Unione Europea e gestito dal Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza, destinato a Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, avente lo scopo di diffondere le migliori condizioni di sicurezza, giustizia e legalità in quei territori penalizzati dalla presenza pervasiva della criminalità e così sostenerli in un virtuoso processo di crescita economica e sociale. In tale rapporto, dal titolo “Come e dove le mafie investono i propri ricavi in Italia”, si specifica che le “strategie di investimento delle mafie in aziende risultano influenzate dalle motivazioni sopra elencate in tre modi diversi:

  1. Nella scelta dei territori e dei settori economici di attività (es. motivazioni di profitto possono far propendere per l’investimento in settori con bassi costi di ingresso);
  2. Nella scelta delle modalità di gestione economico-finanziaria dell’azienda (es. in caso di riciclaggio l’utilizzo di capitale di origine illecita potrebbe diventare una forma di finanziamento privilegiata rispetto all’indebitamento bancario);
  3. Nella scelta delle modalità di controllo e di proprietà dell’azienda (es. forme di franchising o un sistema capillare di filiali rispondono meglio di altre all’esigenza di controllo del territorio)”.

Inoltre, l’analisi di tale documento ove si riportano esempi e dettagli di molti schemi di controllo societario da parte dei nuclei malavitosi, mette in evidenza come la criminalità abbia assunto una sorta di “raffinatezza giuridica” usufruendo di consulenze e prestazioni professionali di specialisti aziendali, finanziari e legali, i quali assumono “un ruolo centrale nella pianificazione della strategia aziendale delle organizzazioni mafiose” proprio per la complessità adottata nella costruzione di tali schemi.

MI è dovuto segnalare, infine, che i tre motivi sopra riportati trovano sicuramente una dettagliata descrizione in tutti i cinque interventi da me riportati nel blog e credo che la precisazione sia alquanto importante, ma solo per chi non si gira dall’altra parte e per chi vuole effettivamente capire e, magari, se ne avesse i poteri, anche intervenire.

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