Nella lunga saga della mitica serie animata de “I Simpson” (“The Simpsons”), popolare serie di cartoni che esprime in parodia uno “spaccato” della società statunitense, non poteva mancare il franchising, che di tale “spaccato” fa energicamente parte

CcCome noto a tutti, “I Simpson” (“The Simpsons“) è la popolare e ben nota sitcom animata creata dal fumettista statunitense Matt Groening e che dalla fine degli anni ottanta è prepotentemente entrata dalla TV nel quotidiano di moltissime famiglie del mondo (serie edita da Fox Broadcasting Company). Come accennato nell’occhiello, è una parodia satirica della società e dello stile di vita statunitensi, personificati dalla famiglia protagonista, composta da Homer, Marge e i loro tre figli Bart, Lisa e Maggie. Ambientato in una cittadina statunitense chiamata Springfield, la serie tratta in chiave umoristica molti aspetti della condizione umana, così come la cultura, la società in generale e la stessa televisione. In questa “analisi” non è sfuggito neanche il franchising, illustrato con il più classico dello stile satirico che il genio Groening ci ha abituati.

L’episodio è andato in onda nel 1997 e in tale episodio dal titolo “Il mondo iellato di Marge Simpson” (originario “The Twisted World of Marge Simpson“), Marge si reca alla “Fiera del Franchise” e decide di entrare nel mondo degli affari acquistando i diritti per produrre e vendere i Pretzel, ovvero delle ciambelline salate. Per inciso, Homer si rivolge al capo della mafia locale (Tony “il ciccione”) chiedendo di eliminare i concorrenti di Marge, ma il flop è inevitabile. Invitando a cautelarsi per una idonea protezione antivirus e antispyware, segnalo che sul web non è facilissimo trovare l’intero episodio, ma a questo link può essere visionato uno stralcio https://www.youtube.com/watch?v=ytGWIN-FDok e a questo l’intero video http://it.findcartoon.com/the-simpsons-season-8-episode-11-the-twisted-world-of-marge-simpson/#.VUEI4ZMYO1k . Rinnovo la cautela, come d’obbligo in questi casi.

Ma perchè I Simpson hanno fallito ? Divertiamoci alcuni secondi e proviamo a fare una consulenza expost.

  1. Marge non aveva abbastanza capitale per avviare un’impresa – Marge non è una donna ricca, ma sappiamo bene che non è necessario essere ricchi per avviare un franchising. Tuttavia, non è assolutamente ammissibile “fare impresa” senza disporre di un capitale sufficiente da investire. Marge non ha valutato neanche la differenza tra “investimento” e “fabbisogno finanziario” che le avrebbe consentito di affrontare e sopportare le (altamente) possibili perdite iniziali. Invece, si illude di “fare soldi con il franchising” (sensazione e convinzione comune a moltissimi che affrontano il settore, in ambi i sensi). Che dire ? Marge non ha avuto questo tipo di un “cuscino finanziario” che ha contribuito al suo fallimento, insieme ad altre ragioni, ovviamente. Su tale argomento, dal 2005 espongo la materia con uno specifico intervento seminaristico con il quale analizzo proprio l’analisi economico e finanziaria per una adesione (prossima replica al Salone del Franchising di Piacenza dal 23 al 24.05.2015) cercando di far capire che ad una buona salute economica può non corrispondere una buona salute finanziaria.
  2. Non è stata una buona imprenditrice – Un franchising è, prima di tutto, un business, è “essere imprenditori”. Negli affari, è importante avere una visione chiara e capire i modi in cui è possibile raggiungere gli obiettivi fissati in quell’ottica, con quella convinzione, con quegli scopi: “essere imprenditori”. Infatti, tra gli elementi da analizzare in termini di “attitudini” c’è anche quella di comprendere se effettivamente abbiamo e possediamo i requisiti per essere imprenditori…e non semplicemente “cercare lavoro”.  Marge non ha una vera idea su cosa puntare o il modo con il quale procedere, ma, inoltre, ha un franchisor “assente”: incassare diritti e stop (casi ricorrenti). Un importante esempio della sua “incompetenza” come imprenditrice è il fallimento della sua campagna promozionale, quando ha deciso di predisporre la stampa di buoni “pretzel gratuito”. Invece di mettere un limite al numero per ogni cliente e/o di tempo di durata della campagna, è stata costretta a dover regalare un quantitativo eccessivo di prodotti (per la proporzione del business e per la fase di start up). Purtroppo, nella vita reale, si tratta di uno dei più “grossi grossolani” errori delle piccole imprese.
  3. La franchise era palesemente male impostata – Per un franchising di successo, certamente comprendere quello che “fa per noi” è essenziale, ma decidere di impulso non è certo la miglior cosa. Nel corso della fiera del franchising, Marge ha preso una decisione istintiva acquistando una franchise basando la sua scelta sulla qualità del prodotto (assaggiandolo), ma senza valutare tutto ciò che compone un business e tutta la sua impostazione complessiva, in pratica, “cosa c’è dietro un prodotto”. Non aveva e non ha avuto alcuna idea (ma neanche si è preoccupata) di quale coinvolgimento gestionale comportasse l’attività, della formazione necessaria, dell’aspetto finanziario, contrattuale, ecc., finendo per avviare un franchising “fatto in casa” e dilettantesco. Inoltre, Marge non aveva alcuna esperienza di vendita diretta, di vendita al pubblico, non ha avuto formazione e assistenza tecnica e commerciale e ha improvvisato tali tecniche di vendita, andando in “depressione imprenditoriale” e non avendo alcuna forma di supporto successiva.
  4. Marge non era a conoscenza del mercato e della concorrenza – L’analisi del settore in cui si andrà ad operare è un aspetto molto importante quando si vuol fare impresa e, quindi, anche nel franchising. Consente al franchisee di conoscere il mercato relativamente al prodotto/servizio, la natura e la quantità della concorrenza, ecc.. Aprire un franchising perchè è una franchising, è una regola inventata e infondata.
  5. Attività di marketing e pubblicità ? Fallimento totale – Con solo un video di presentazione e di formazione, il bagaglio imprenditoriale di Marge era davvero povero ed inefficace per orientarsi nel mercato di riferimento. Nessuna idea di come commercializzare i suoi prodotti (i buoni stampati “pretzel gratuiti” sono la dimostrazione) e improvvisazione ad ampio raggio (pretzel gigante sulla propria auto, girando con la speranza di intercettare clientela). Anche se l’iniziativa per l’evento sportivo poteva essere una buona idea e pur considerando che l’esito negativo finale giunge quando la platea usa i salatini come missili, evento, quindi, non dipendente da Marge, l’episodio dimostra che nel percorso imprenditoriale si può anche “inciampare” in imprevisti, in scenari non programmabili ed occorre arrivarci forti e solidi per affrontarli e superarli, situazione ormai non più presente nell’attività di Marge.

Indipendentemente dal finale, la morale generale è che nessuna impresa dovrebbe essere intrapresa con leggerezza e superficialità, neanche (o forse, soprattutto) quella in franchising. Non esiste la certezza che una attività sia produttiva, che una iniziativa imprenditoriale sia positiva o negativa, è il più classico dei rischi d’impresa, ma l’obbligo di una vera e propria due diligence deve essere osservata dall’affiliato, per avere almeno la coscienza pulita di aver applicato modalità di riduzione del rischio, essendo impossibile il suo annullamento.

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